Benelli: una storia di moto e motori (quasi) tutta italiana

25 Febbraio, 2021

Azienda italiana nata nel 1911 dalla volontà di Teresa Boni Benelli, vedova da 4 anni, di dare ai propri 6 figli un futuro su cui poter contare. Alla morte del marito la situazione era tale da poter credere che l’azienda agraria di famiglia non sarebbe potuta essere il futuro della loro famiglia e quindi Teresa decise di vendere la gran parte dei terreni e di investire in macchine utensili (il periodo era perfetto e lo permetteva). I figli erano, infatti, molto più interessati alla meccanica e trovarono in questa un perfetto campo di applicazione delle proprie attitudini.

È in via dell’Annunziata, nel centro di Pesaro, che trova quindi spazio la nuova azienda di famiglia. Qui i figli maggiori si occupano di riparazioni e della produzione di pezzi di ricambio realizzati artigianalmente. Il periodo non concede grandi guadagni ma la vera opportunità arriva con la grande guerra quando moltissime aziende impegnate nello sforzo bellico, richiedono, nella loro zona, prestazioni e competenza.

A seguito di un terremoto nel 1916, l’azienda diviene inagibile e dopo aver valutato la possibilità di trasferirsi a Milano, la famiglia sposta l’azienda nella periferia di Pesaro, in via del Lazzaretto, proprio accanto alla Molaroni, pirma azienda per la produzione di motocicli nella zona, dalla quale azienda, la Benelli, acquista nel 1933, gli spazi per iniziare la propria produzione e vendita.

Questa crescerà nel tempo e vedrà il suo massimo splendore negli anni ’70. Nel 1921, alla III Esposizione del Motociclo di Milano, viene presentata quella che ufficialmente è considerata la prima vera motocicletta Benelli: il Velomotore tipo A. Cambio a due rapporti, trasmissione a catena con parastrappi, magnete Bosch, carburatore Amal, forcella anteriore elastica, telaio in tubi d’acciaio, serbatoio sotto canna e motore di 98 cm³ a 2 tempi. Le critiche saranno lusinghiere tanto che presto seguirà il Velomotore tipo B di 125 cm³.

Il motore di maggior successo, invece, è stato il 175 cm³ a 4 tempi con distribuzione a “cascata” d’ingranaggi e albero a camme in testa che vede la luce nel 1927. Si tratta di una soluzione ardita e sofisticata ed il modello divenne ben presto il “marchio di fabbrica” di casa Benelli.

Molti gli accadimenti che caratterizzano la storia del brand italiano, molte le vittorie in pista e non mancano le tragedie che impongono dei sostanziali impegni di ripristino come l’uscita dalla seconda guerra che, praticamente, impone di ricostruire l’azienda, spazzata via dal conflitto bellico.

Benelli affronta, però, con orgoglio le generazioni che si susseguiranno dalla prima guerra fin agli anni 70, dopo i quali, lasciata la guida da parte dei membri della famiglia che si sono alternati negli ultimi anni, inizia un periodo che la porta in un piano inclinato di declino che non si interromperà fino a quando, a causa di significativi problemi finanziari, nei primi anni 2000 e per precisione nel 2005 riceve prima le attenzioni di un miliardario russo 25enne e poi dell’azienda cinese Gruppo Qianjiang che la rileva.

La società, già proprietaria dei marchi Keeway e Generic, punta sui modelli di piccola cilindrata e rivede l’intero parco moto. L’azienda respira quindi aria di rinnovamento e si presenta al 63° Salone di Milano completamente rivisitata dal colosso Cinese. Dobbiamo però attendere il 2012 per vedere apparire sulla scena la prima Benelli interamente progettata dal nuovo proprietario asiatico: la Bn600 R, una quattro cilindri in linea di 600 cc, con 82 cavalli, una linea accattivante.

Benelli TRK 502, con 3.569 nuove immatricolazioni, si conferma la motocicletta più venduta in Italia nel 2020.

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