Guidare moto nel traffico

20 Gennaio, 2020

Siamo così giunti, all’interno della nostra rubrica, ad uno dei momenti più dolorosi e sofferti che si possano dover affrontare, soprattutto se, come noi, siete motociclisti in città e come noi, peggio ancora (ma non il peggio in assoluto), siete motociclisti a Roma.

A questo punto dobbiamo chiederci se è nostro dovere essere sinceri su quanto accade in strada o far finta che le città italiane non siano quello che sono, ovvero un disastro per i motociclisti (e di conseguenza per chiunque in città guidi un mezzo) e qualcosa che prima o poi dovrà essere affrontato con determinata serietà e necessario realismo.

Le nostre città, e così le nostre strade, non sono state pensate per i motociclisti e le nostre città, benché adattate per gli automobilisti, non sono state pensate neanche per loro. Il nostro è un paese meraviglioso ma molto molto antico e dal paese alla grande città, anche in considerazione del suolo dove ogni realtà urbana sorge, ci troviamo a fare in conti con un ambiente non semplice da disegnare o da “ri-disegnare” per il progresso che ci ha condotto ad una mobilità che impone un motore a combustione sotto al proprio sedere. Sperando che il futuro ci riservi conformazioni della nostra mobilità, più snelle e confortanti, per ora dobbiamo fare i conti con spazi non propri alla mobilità che viviamo.
Se ci trovassimo a Los Angeles potremmo sicuramente costruire una discussione a favore di un maggiore comfort o un maggior piacere nella guida, già definita attraverso le perfette architetture dell’urbanistica. ma non è così. CI troviamo a Roma e la città è stata pensata per i Patrizi, forse addirittura anche per i Plebei ed il loro duro lavoro ma sicuramente non è stata pensata per i motociclisti del terzo millennio (e neanche per quelli di fine secondo millennio).

Ma come farne una colpa, ai romani del tempo in cui fu costruita, di questa meravigliosa Roma imperiale? Non potevano certo immaginare che sarebbe arrivata Amazon Prime con le consegne in giornata che impongono ai pony express di correre da un punto all’altro della città svicolando nel traffico o che avremmo avuto la necessità di avere pizze a domicilio che per non arrivare fredde costringono chi le consegna a fare pericolosissimi sensi unici al contrario in piccole vie dove “tanto lo vedo che non viene nessuno dall’altra parte”, per non dover fare infiniti giri di quartiere.
Non avrebbero certo potuto immaginare che saremmo stati incastrati nei semafori senza che le amministrazioni valutassero nemmeno di dare uno sguardo all’Europa e a sostituirli con le rotonde come tutta tutti gli altri paesi del vecchio continente ha già iniziato a fare da ormai vent’anni e che i semafori quindi sono ormai un vero e proprio stallo alla messicana, quando al lunedì mattina sulla Nomentana, fra la Tangenziale e Porta Pia, l’onda verde fa lo stesso effetto al motociclista di quello che fa il rosso al toro.

Per questo non possiamo dire al motociclista romano (o di qualunque altra città che viva una condizione simile alla nostra) di stare in fila e non portarsi in testa ad una fila al semaforo, cavalcando la linea continua di mezzeria. Perché se vedete un ragazzo in scooter, fermo in fila, dietro a 22 automobili ferme ad un semaforo, l’unica cosa che potete pensare è che sia una specie di masochista che respira i gas di scarico di tutta la sua coda per non scavalcare qualche auto e portarsi davanti a tutte.

Detto questo ci auguriamo che abbiate compreso che tocchiamo questo argomento solo per dovere e con una mano sulla coscienza, con l’unica intenzione di cercare di ricordare la pericolosità nell’allontanarsi dal consentito, anche solo di poco, ma che a volte questo, sembra, che la città ce lo imponga e non ci lasci scelta.

Ecco quindi imparziali consigli per la sicurezza in città:

  • Riducete le distrazioni al minimo. Queste distrazioni sono rappresentate dalle vetrine, dai paesaggi, meravigliosi esemplari del genere sessuale che vi attrae, dalla musica nel caso o dal telefonino che vi vibra nel giacchetto (non entriamo nel dettaglio di chi si infila il cellulare fra guancia e casco).
  • Occhi fissi sulla strada davanti a voi e sempre un occhio, ad ogni variazione di andamento, allo specchietto sinistro e destro.
  • Assicuratevi (quindi) di avere sempre entrambe gli specchietti ben orientati.
  • Assicuratevi che le vostre frecce, indicatori di cambio di direzione, siano funzionanti, sia anteriormente che posteriormente.
  • Non abbandonate mai il mezzo senza averlo prima chiuso con il blocca sterzo e con una catena cementata
  • Evitate improvvisi cambi di direzione non segnalati
  • Prestate attenzione a possibili cambi di direzione (non segnalati) degli altri in strada.
  • Ponete la massima attenzione nell’anticipare gli autoveicoli non fidandovi della direzione che ipoteticamente stanno percorrendo
  • Evitate di percorrere tratti di cui non siete sicuri della direzione (sembra impossibile ma alla fine di un vicolo in centro, capire se si può andare a sinistra, a destra o in entrambe le direzioni può essere pericoloso se non lo si fa muovendosi a passo d’uomo)
  • Ai semafori è legittimo tentare di raggiungere la cima della coda quando questa è immobile ma fate particolare attenzione ad eventuali improvvisi tagli di carreggiata in quei casi in cui l’automobilista si stanca di essere in coda e decide a favore di un’inversione di marcia selvaggia e impetuosa ed esce improvvisamente dalla cosa per tornare indietro invadendo l’altro senso di marcia, spesso senza segnalarla e con striscia continua.

Si potrebbe andare avanti per ore ad elencare tutti i più particolari casi in cui il motociclista, che sia in moto o che sia in scooter, si trova ad abbandonare una condizione di assoluta sicurezza per una condizione di precarietà ma il tutto si riassume spesso in: “Fate attenzione, per quanto vi porti a non essere veloci negli spostamenti, tornare a casa sani e salvi è sempre il fine ultimo. Tenetelo sempre bene in mente”.

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